…Non so

di Barbara Ruggiero

Il Covid cammina con le nostre gambe e vive nella nostra testa. Si calcola che gli italiani parlino del Covid  dalle 7 alle 10 volte al giorno in ogni dove e con chiunque capiti a tiro, tra marito e moglie, al lavoro, al bar, in palestra, per strada,  sull’autobus, con gli sconosciuti, con tutti, basta parlarne. Il Covid è senza dubbio l’argomento più alla moda del momento, ma anche più divisivo in assoluto. E’ facilissimo al ristorante vedere amici o coppie che litigano per il virus.

I dati parlano da soli, i matrimoni vacillano, è boom di richieste di separazione, nell’ultimo anno + 60% di matrimoni giunti al termine per colpa del virus.  Per dimostrare che un matrimonio è arrivato al capolinea, tra le classiche motivazioni da portare in tribunale se ne inserisce una fin’ora inedita: “Lui è no vax, ma lei è pro vax”. Un disaccordo insanabile, che ha già portato i giudici a emettere sentenze nuove e complesse, soprattutto se si decide per i minori da dover o no vaccinare.  

Un recente sondaggio proposto dall’università di Zurigo indica che il 62% della popolazione è già stato coinvolto in conflitti a causa di opinioni diverse su come affrontare il virus. Quasi la metà di queste persone ha sperimentato il problema nella propria ristretta cerchia personale e il 26% ha interrotto dei contatti con qualcuno. Il fatto che un bisticcio relativo al Covid possa mettere fine ad alcune amicizie, dare il colpo di grazia alle coppie e portare a un boicottaggio di parenti ha a che fare con la situazione stessa: sono in gioco i valori personali, sono in gioco le “nostre vacche sacre”. 

E’la stessa cosa come nel confronto fra chi mangia carne e chi è vegetariano: il primo non può aspettarsi che il secondo vegetariano scenda a compromessi con un “ora potresti venirmi incontro con mezza salsiccia!”. I nostri valori mostrano cosa per noi è importante nella vita: per questo non siamo disposti a fare volentieri compromessi in questo campo. Come siamo arrivati a questo punto di non ritorno? A questi conflitti insuperabili?  Sicuramente l’informazione ci ha dirottati e disorientati, le regole della convivenza tra vaccinati e non sono divisive, conflittuali e simili all’apartheid. Basti pensare che è luogo comune pensare che i non vaccinati sono non solo discriminati, ma anche tacciati di essere untori.

Come sia stato possibile arrivare fino a qui non è da sapere, e se ci fosse veramente un programma  orwelliano per convincere le masse che le nostre libertà, secondo quanto dicono i nostri governi, in nome di un bene superiore, la salute, sono state completamente azzerate per arricchire le casse dell’alta finanza e per controllare la popolazione? Non siamo liberi perché siamo controllati addirittura dai parrucchieri e dai baristi, la libertà economica è stata limitata, il diritto all’istruzione è stato fortemente ridotto e il Parlamento è stato quasi completamente esautorato dalla decretazione d’urgenza.

Abbiamo una app per controllarci, per dividerci, per odiarci.  Ci sono persone che non vedono l’ora di applicare la legge per buttare persone fuori dal locale e proibire a loro di consumare, poliziotti con il grembiule. Alla faccia del vecchio mantra commerciale “il cliente ha sempre ragione”, “il cliente è benvenuto”. Tutto è maledettamente cambiato. Se si dovesse riflettere su questa situazione apparentemente incontrovertibile, pensiamo alla possibilità di aggrapparci alle parole della poetessa Wislawa Szymborska “L’ispirazione, qualunque cosa sia, nasce da un incessante non so”, spiegò durante il discorso tenuto in occasione del suo Nobel per la Letteratura.

Pensiamo che l’ispirazione passi dalla padronanza assoluta delle cose del mondo, confondiamo la conoscenza con la certezza e non capiamo che il sapere è soltanto il trampolino dell’ispirazione: più è elevato, più il salto della scoperta potrà essere straordinario, a patto di conoscere i propri limiti. Il fatto è che sappiamo molto poco del mondo che ci circonda, e accorgerci di quanto ignoriamo può essere devastante, può farci perdere in un attimo la terra sotto ai piedi. Possiamo salvarci solo se adottiamo quelle due paroline “piccole ma alate”, come le definiva Szymborska: “non so”.

“Parole che estendono la nostra vita in territori che si trovano in noi stessi e in territori in cui è sospesa la nostra minuta Terra”. Se ci accorgessimo di essere dei mortali in viaggio su un pezzo di roccia lanciata nello spazio attorno al Sole a quasi centosettemila chilometri l’ora, potremmo sostenere questa devastante meraviglia facendo nostro il “non so” della poetessa polacca. Ma è sicuramente così? …Non so.