Menzogne sulla pandemia

di Barbara Ruggiero

La sfrontatezza impudica, oscena e grottesca di certe menzogne che si sono sentite a partire dal febbraio 2020 non ha eguali nella storia del mondo. La pandemia Covid 19 ha reso le nostre vite una battaglia tra vero e falso, tra bene e male, tra simile e verosimile. Ricorda molto la vecchia favola de ”Al lupo al lupo” dove – alle prime – il lupo spaventa tutti, ma poco dopo, a furia di chiamarlo, non ci crede più nessuno.

Siamo tutti vittime di una confusione nevrotica, spaventati e senza idee, soprattutto senza aver capito come un virus possa aver cambiato le nostre vite per sempre, catapultandoci senza accorgerci in una nuova era chiamata controllo digitale a distanza. Il codice “QR code” del green pass è la più grande manovra di tracciabilità del mondo, in barba alla privacy e a tutti i diritti democratici di libertà.  

Di burattini e mistificatori ne abbiamo visti tanti in questo ultimo anno, gente che – pagata o gratuitamente – ha occupato lunghi spazi nei talkshow televisivi. E come dimenticare tutte le sere alle 18:00 il collegamento in diretta con il Commissario dell’emergenza covid Angelo Borrelli che ci elencava il numero dei  morti e dei contagiati in Italia. A distanza di tempo, scopriamo che molti dei deceduti nella pandemia avevano altre patologie e non avevano il virus, eppure conteggiati come morti a causa del virus.

La colpa non era certo del virologo di turno, ma di un Governo isterico e irriverente che giocava sulla paura per celare un piano ben più grande, usurpare e rubare a milioni di italiani i diritti costituzionali, barattandoli altresì, con interessi economici, finanziari, militari necessari al controllo della popolazione. Già, perché il green pass è una forma di controllo socio-finanziario e non sanitario, di fatto serve per controllare e ammendare i cattivi cittadini, quelli che non pagano le tasse (i piccoli evasori, però) o disobbediscono al controllo giuridico amministrativo dello Stato.

A costo di sembrarvi monomaniacali, l’impostura globale ha una storia ben precisa che parte dal piano pandemico previsto dalle norme internazionali e dalla Regolamentazione Sanitaria Internazionale che dal 2010 al 2020 ha gestito virus come Zica, Ebola, peste gialla, Sars-cov-1 e Mers, pandemie che si verificano ciclicamente ormai da anni.

Il nostro piano pandemico era fermo al 2006 e guarda caso, il 5 gennaio 2020 quando l’Oms lancia il primo alert mondiale, noi non sappiamo che pesci pigliare. Brancoliamo nel buio per giorni, fino a quando il ministro della salute Speranza istituisce una task force di emergenza e chiede l’aggiornamento del piano pandemico ormai vecchio e stravecchio. Solo il seguente 12 febbraio il Cts istituisce un gruppo di lavoro per mettere a punto un nuovo piano operativo, scartando quello esistente. In centinaia di pagine di verbali del Cts non si è mai riuscito a trovare un riferimento al piano pandemico esistente.

I tecnici, direttori generali della prevenzione, come Ranieri Guerra, Claudio D’Amario e Giuseppe Ruocco tra il 2006 a oggi, cioè l’ufficio che avrebbero dovuto aggiornare il piano pandemico, di cosa si sono occupati? E che dire di questi tecnici che sono stati anche membri del comitato tecnico scientifico, tanto famoso quanto incapace a dare soluzioni e dati certi?

A ritroso nel tempo ricordiamo le infinite stupidaggini che ci sono state inculcate come salva vita dal governo e molte delle quali rese obbligatorie con discutibili e fantasiosi DPCM, che regolavano la vita degli italiani giorno per giorno, mese dopo mese.

“Non camminate oltre 200 metri dalla vostra abitazione, non correte nei parchi, usate i guanti, mettete il gel sulle mani, sanificate tutto,  non abbracciatevi e non toccatevi, potete salutarvi solo con il gomito. Le scarpe lasciatele fuori di casa, non usate il pettine di altri, mettete le borse nelle buste, state distanziati due metri e mezzo”… poi uno, poi non si sa, vetri plastiche e divisori di ogni genere montati per proteggerci. Quanto abbiamo speso? E sarà servito veramente a proteggerci dal virus?

Capitolo a sè e non meno inquietante, le famose mascherine inutili di Domenico Arcuri.

Chi ha autorizzato le mascherine «fallate» provenienti dalla Cina (l’ennesimo stock è stato sequestrato recentemente a una Asl calabrese) e comprate dal governo tramite il commissario all’emergenza Domenico Arcuri, al centro di una serie di inchieste della magistratura? La domanda è risuonata anche al Question time della Camera. Ma la risposta del ministro della Salute Roberto Speranza apre una serie di inquietanti interrogativi. «In merito alle autorizzazioni sulle mascherine c’è differenza fra quelle chirurgiche e quelle Ffp2 e Ffp3. Queste ultime non sono dispositivi medici, ma di protezione individuale e sono sotto la vigilanza di Mise e ministero del Lavoro», dice Speranza, tanto che «il 40% è stato respinto grazie a Nas e Agenzia delle dogane».

Di chi è la colpa non è da sapere, intanto eravamo nelle mani di ministri che scaricavano barili e responsabilità da un ministero e l’altro, mentre sono stati spesi milioni di euro dello Stato e quindi dei contribuenti.

 Vi ricordate le scemenze raccontate sulle protezioni facciali? Chirurgica non va bene, non vi protegge dal virus, poi successivamente la mascherina chirurgica va bene ci protegge dal virus. Le mascherine venivano pagate anche 20 euro all’inizio del 2020, poi visto il lucrare incredibile dei distributori e delle farmacie, il prezzo si è notevolmente abbassato.

Arriviamo finalmente al fatidico e miracoloso arrivo del vaccino che, nel camioncino simile al trasporto dei gelati, entrava in Italia nelle festività natalizie alla fine del 2020. Una scena surreale, la salvezza dell’umanità si trova a meno ottanta gradi e costa un patrimonio milionario di euro.

Scopriamo ben presto che gli europei hanno pagato Pfizer al prezzo più caro del mondo, dopo Israele che correva per proteggersi, perché la Von der Layer a capo della Commissione europea aveva stipulato un contratto carissimo con gli americani.

Mentre il vaccino veniva somministrato al personale sanitario, il nostro governo decideva che il virus diventava contagioso dopo le 22:00, poi dopo le 21:00, imponendoci così nientepopodimeno che il coprifuoco, la chiusura totale di bar e ristoranti.  Di giorno si poteva mangiare, di notte no, in quattro si poteva stare a tavola e in cinque no. Le famiglie numerose venivano addirittura divise in due tavoli, quello che è successo con le norme di distanziamento e comportamento difficilmente potremo dimenticarlo.

La chicca finale di tutta questa confusione è il famoso Green Pass. La popolazione italiana ha completato il ciclo vaccinale al 76.1%, con 88,5 milioni di dosi, quasi completando la tanto agognata l’immunità di gregge. Soprattutto, fatto necessario per evitare la mortalità, si sono vaccinati gli anziani, le categorie a rischio e la maggior parte di quelli che sono nel comparto sanitario. Eppure pare non bastare, bisogna vaccinarsi per continuare a tenere la tensione alta e consumare tutti i vaccini che sono stati comprati. E ora pure i bambini!

La cosa più assurda è che per certificare il comportamento da cittadino modello solo ai vaccinati viene dato il codice digitale il Green Pass, per tutti gli altri ci sono le punizioni. Sì, punizioni carcerarie e psicologiche. Chi non ha il Green pass non può accedere al posto di lavoro, non può viaggiare con treni e aerei, resta fuori dai cinema e dai teatri, non può partecipare ad eventi ed entrare nei centri commerciali…  Deve svolgere la propria vita emarginato dalla società e spesso anche bullizzato dai vaccinati. Una vera follia, una dittatura sanitaria che maschera un mancato obbligo vaccinale. Non solo si è tentato di obbligare la gente a fare il vaccino per ottenerlo ma – fatto ben più grave – si è intervenuti sulla dignità dell’uomo e sul diritto costituzionale a lavorare. Il Green pass ci localizza e controlla conosce dove siamo, cosa facciamo, come spendiamo e se siamo solventi.

 Si sbagliano, e non di poco, quelli che considerano il GP un semplice “lasciapassare” sanitario. È in realtà un “certificato di buona condotta” del cittadino modello. E’ il primo passo per controllare la popolazione e per privarla delle libertà individuali, alla cinese. Non bastava vaccinarsi per uscire dalla pandemia?  Evidentemente no, dovevamo cedere le nostre vite al codice digitale.