Lo sport nel sociale: la corsa di Miguel

Era domenica quando, nell’altro emisfero, in Sud America e precisamente in Argentina, 42 anni fa viene ucciso Miguel Benacio Sanchez –un ragazzo bello, creativo e sagace, amante della vita e dello sport – solo perché esercita il diritto sancito dall’art. 21 della nostra Costituzione: la libertà di pensiero nel rispetto degli altri.

E sempre di domenica (il 19 gennaio 2020), agonisti, dilettanti, inesperti, corridori amatoriali o semplicemente curiosi, corrono lungo il Tevere portando un messaggio chiaro sui pettorali e le magliette che indossano: il volto sorridente di quel ragazzo che avrebbe corso volentieri con loro, Miguel. Ma la libertà delle persone spaventa il potere e – se necessario – viene repressa con tutti i mezzi.   

Da sempre “la corsa di Miguel” – associata a tematiche di impegno sociale e solidarietà – coinvolge il mondo dell’associazionismo tutto. Principale intento è quello di infondere nelle persone una cultura sportiva fatta di curiosità verso il mondo e di lealtà verso i valori di una sana competizione, perché lo sport sia innanzitutto una scuola di vita, una forma di aggregazione e di valorizzazione dei propri talenti.

L’idea fu del giornalista Valerio Piccioni che, entrando in contatto con amici e parenti di Miguel, “esportò” l’idea di commemorare la figura del giovane sportivo in Italia. Miguel, poeta e podista, amava quella vita che gli fu tolta nel 1978 a causa delle sue idee dalla dittatura militare argentina. A Buenos Aires, si tiene la “Carrera de Miguel” nella domenica più vicina al 24 marzo, data del “golpe” del 1976.

Bello constatare come, anche quest’anno, la partecipazione sia stata massiccia, complice il bel tempo e la prima “domenica ecologica” capitolina dell’anno. La gara era divisa, come sempre, in 3 sezioni: competitiva, non competitiva e strantirazzismo. Questa 21ma edizione è stata vinta da Luca Parisi e Sara Brogiato, ma l’entusiasmo dei tutti i partecipanti era contagioso anche per il folto pubblico romano.